venerdì 21 ottobre 2011

Luoghi Abbandonati Zona 3/1

Inutilizzata la chiesetta del Manzoni

San Carlo al Lazzaretto. L’edificio ottagonale di largo Bellintani nacque per volontà di Carlo Borromeo

Inutilizzata la chiesetta del Manzoni
Un monumento ricco di storia, noto ai più grazie al Manzoni, che lo scelse per ambientarvi le cupe vicende narrate nel ventunesimo capitolo de “I Promessi sposi”, è nascosto nel cuore del quartiere di porta Venezia. La chiesetta ottagonale di largo Bellintani sorge per volontà di Carlo Borromeo sull'antico tempietto di S. Maria della Sanità, in origine come un'edicola aperta da ogni lato affinché il celebrante fosse visibile da tutti i malati degenti nelle celle del Lazzaretto. Così veniva infatti chiamato il luogo di confinamento dei malati contagiosi, in particolar modo di lebbra, costruito dal 1489 al 1509 da Lazzaro Palazzi fuori città verso oriente, al termine della grave pestilenza che colpì Milano negli anni 1484-90; una costruzione provvidenziale a fronte delle tre grandi epidemie che colpirono Milano nel 1524, nel 1576 e nel 1629. Demolito quasi completamente nella seconda metà del XIX secolo, oggi ne resta solo un breve tratto lungo l’attuale via San Gregorio. La costruzione della chiesa inizia con l'architetto Pellegrino Tibaldi, detto anche il  Pellegrini,  nel 1580.
Il progetto prevedeva un’ampia corte porticata che collegava le 288 stanze dei malati disposte lungo il perimetro del Lazzaretto, dotato di un sofisticato sistema di canali per garantire l’igiene e la pulizia dei locali, diminuendo la possibilità di contagio. I lavori procedono lenti e sono continuamente interrotti dalla mancanza di denaro, il che spinge San Carlo ad organizzare una processione annuale, con partenza dal Duomo e arrivo nella piazza del Lazzaretto, il lunedì dopo la domenica di Pentecoste, per raccogliere offerte e ottenere il perdono per i propri peccati. La processione verrà abolita solamente nel 1786 dall'imperatore Giuseppe II. Il 4 novembre 1584 il caritatevole Santo muore senza vedere terminata la chiesa da lui voluta. Dopo la peste del 1629 il Lazzaretto è adibito a vari usi, anche militari: durante la Restaurazione diventa il deposito di una fabbrica di cannoni, con Napoleone la chiesa è trasformata in un piccolo tempio pagano, chiamato “Altare della Patria”, decorato con corone d'alloro e trofei che ne avvolgono le colonne, e privato della cupola.
Alla fine dell'Ottocento la chiesa è acquistata dalla parrocchia di Santa Francesca Romana per quattordicimila lire e restaurata dai fratelli Galimberti, con l'aggiunta di un piccolo fabbricato adibito a sagrestia e canonica. In occasione del terzo centenario della morte di San Carlo, la chiesa prende ufficialmente il nome di San Carlo al Lazzaretto, San Carlino per gli affezionati. La piccola chiesetta oggi inutilizzata e la sua lunga storia sembrano ormai dimenticate, anche dai residenti che ogni anno il 4 novembre partecipano alla festa di via del quartiere come fosse una semplice sagra, ignorando che si svolge ormai dal 1907, per rendere omaggio al Santo.

Silvia Morosi

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