venerdì 21 ottobre 2011

Luoghi Abbandonati Zona 3/2

Molino S.Gregorio 2.jpg 

PARCO LAMBRO
Il “regno” delle cascine
in stato di abbandono
Nascoste, spesso assediate dal cemento, abbandonate o sottoutilizzate, sono ben 59 le cascine di proprietà comunale ancora esistenti, nella maggior parte ormai inglobate nel tessuto urbano. Esse rappresentano un esempio di architettura agricola lombarda di grande valore storico e ambientale, e sono valorizzate solamente dagli organi del Terzo Settore che, in alcuni casi, se ne sono fatti carico. Cinque di queste si trovano all'interno del Parco Lambro, il più grande di Milano con una superficie di 930mila mq., nato nel 1936 in seguito all’acquisto da parte del Comune di due mulini e tre cascine coi relativi terreni e ampliato negli anni ‘50 e ‘60 con l’acquisizione di nuovi terreni e la posa di nuovi alberi. Due di esse - la Cascina S. Gregorio Vecchio e la Cascina Molino S. Gregorio - sono oggi solo parzialmente utilizzate. La prima è la sede di un’azienda agricola a conduzione familiare, con 30 ettari di pertinenza. La seconda, di cui si ha notizia dal '600, si trova in Via Van Gogh, nella parte più frequentata del Parco, a Ovest della Tangenziale. Per la maggior parte in disuso, la Cascina Molino S. Gregorio è composta da quattro edifici: uno residenziale, abitato parzialmente da tempo da un senza titolo; un secondo, l'unico utilizzato, che ospita la sede delle Guardie Ecologiche; gli altri due, un tempo il fienile e la stalla, inutilizzati o adibiti a deposito di attrezzature. Uno stato di abbandono progressivo, fuori da un chiaro disegno urbanistico, che ha favorito la perdita di un patrimonio architettonico di grande valore. Sono molti i progetti presentati negli anni per il recupero della struttura che forse, in vista di Expo 2015, potrebbe tornare ad essere valorizzata attraverso la creazione di un laboratorio didattico sul tema dell’alimentazione, dell’agricoltura e dell’ambiente, la destinazione di una parte dei terreni ad orti e fattoria didattica e la costruzione di uno spazio per incontri e attività didattiche. 

Silvia Morosi 



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