venerdì 21 ottobre 2011

Luoghi Abbandonati Zona 3/3

Da meta per i viaggiatori a rifugio dei senzatetto 

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Il grande sviluppo del trasporto pubblico, a partire dai primi decenni del Novecento, ha portato con sé anche il progressivo miglioramento dei servizi offerti al viaggiatore della Belle Epoque, membro di una classe sociale agiata che aveva l'esigenza di viaggiare senza eccessiva fatica conservando comodità e servizi come la cura del corpo e l'attenzione all'abbigliamento.
La nascita dell’Albergo Diurno risponde, così, alle esigenze di chi si muove per affari o turismo, ed anche dei cittadini del primo dopoguerra che,  privi di bagni moderni nelle abitazioni, possono usufruire di un bagno pubblico e anche di servizi di parrucchiere e manicure, in ambienti molto curati se non addirittura lussuosi. A Milano il primo Albergo Diurno viene aperto dalla famiglia Cobianchi -sul modello di quanto visto a Londra- nel 1924, in Piazza Duomo, creando nel giro di pochi anni una vera e propria catena in tutte le grandi città italiane. 
Scendendo le scale della linea rossa della metropolitana all'altezza di Piazza Oberdan, si trova ancora oggi traccia del Diurno Venezia, il secondo aperto in città nel 1925. Si trattava di una struttura di una certa imponenza: i viaggiatori potevano qui trovare ristoro con 30 cabine da bagno comuni e di lusso, 6 cabine doccia con spogliatoio, 10 gabinetti da toilette, 2 Wc, un locale per guardaroba e stireria, una buvette, un'agenzia postale, salette per trattative di affari, vendite di fiori freschi, cancelleria, riviste e giornali, un ufficio bancario, un'agenzia commerciale, un parrucchiere per uomo e donna, una manicure, un casellario postale, due cabine telefoniche, scrittoi al centro della sala, un ufficio di copisteria a macchina, un deposito per piccoli bagagli, un'agenzia turistica, un deposito di biciclette con custode, gabinetti di decenza, postazioni per lustrascarpe. Allo scadere della concessione di 30 anni, la struttura rimase di proprietà del Comune, con tutti gli accessori e pertinenze, e cadde presto in disuso: tutti i locali furono abbandonati dagli artigiani nel 1996, l'ultimo negozio, del barbiere Ajello, è stato chiuso per sfratto nel 2006, e la struttura si è trasformata in rifugio di senzatetto. Gli spazi non sono visitabili, ma è possibile sbirciare all'interno attraverso la porta a vetri sul lato sinistro della scalinata di accesso, scorgendo piastrelle e arredi sempre più rovinati.
Il Comune non ha ancora deciso cosa fare dei locali; la Provincia voleva collegarli allo Spazio Oberdan ed utilizzare il salone come spazio espositivo e i bagni come archivio del Museo del Cinema della Cineteca Italiana; un’altra ipotesi del Consiglio di Zona 3 prevedeva di riaprire la struttura come terme, utilizzando l’acqua di una stazione termale della Lombardia. In seguito alla demolizione del Diurno Cobianchi in Piazza Duomo, trasformato in Ufficio Informazioni del Comune e Internet Point, il Diurno Venezia rimane l’unica testimonianza a Milano di questo tipo di struttura. 

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